Barlumi di materia

 

La ricerca artistica che Piero Zuccaro sta portando avanti da circa vent’anni si sviluppa tutta dentro la pittura. Una pittura che potremmo definire di marca fondamentalmente astratta anche se gli echi di un’ispirazione naturalistica si possono evincere già dai titoli delle opere che ci parlano sostanzialmente dei quattro elementi di cui si compone il nostro pianeta: acqua, aria, terra, fuoco. Sono queste ultime per lo più delle dimensioni alluse ma mai dichiarate esplicitamente. In altri termini rimandano a qualcosa di concreto ma non rappresentato tout court il fine ultimo della sua indagine.

Nell’opera di Zuccaro infatti non vi è una rappresentazione mimetica della realtà, ma soltanto un’evocazione di essa e delle emozioni che suggerisce. L’impasto cromatico denso e la complessa trama delle pennellate sembrano trattenere le forme che non si esplicitano mai in modo determinato, affiorando sulla superficie ora come orme, ora come tracce, talvolta come relitti. Proprio Relitto è il titolo di una serie che l’artista ha realizzato a partire dal 2005 e un tema su cui la sua riflessione ritorna anche in molti degli ultimi lavori presenti in mostra.

La forte matericità di cui si compongono queste tele insieme all’adozione di una tavolozza dai colori bruni e terrosi concorrono alla definizione di una poetica legata alla trasfigurazione del dato oggettivo al fine di un suo riconoscimento per vie diverse; non quelle della pura visibilità ma piuttosto quelle che riguardano la sfera dell’Einfuhlung. Barche alla deriva, erose dal vento, dal sale o dalle intemperie, legni marci che galleggiano in superficie sono alcune delle possibili associazioni visuali che si innescano nello spettatore di fronte alle sue opere. L’intento dell’artista sembra dunque quello di offrire degli spunti interpretativi favorendo così l’insorgere di un contatto di tipo empatico tra il fruitore e la cosa rappresentata, piuttosto che preordinare una visione data e certa.   

Il relitto diventa in questo modo una forma archetipale afferente la sfera collettiva del sensibile, impressa nella memoria di ognuno a seconda dell’idea e delle sembianze che ciascuno di noi ha maturato in quella cosa. In altre parole queste opere instillano in noi l’idea del relitto e con esso tutto il carico simbolico dei suoi molteplici significati.

L’acqua è un altro elemento che ricorre spesso nelle opere di Zuccaro, (Orme d’acqua è il titolo di una serie sulla quale l’artista lavora da anni), ed è un soggetto congeniale all’andamento magmatico della pittura per la sua incapacità di raggiungere una forma definita e il suo fluire ininterrotto, aumentato viepiù dal continuo lampeggiare di riflessi e di luci che increspano la superficie pittorica imprimendole un moto continuo. In questo vorticoso turbillon in cui si alternano chiaroscuri e fendenti luminosi, barlumi e bagliori, la materia sembra rifulgere e offrirsi sempre viva.

La propensione a rendere l’opera un oggetto palpitante rappresenta un continuum nella produzione artistica di Zuccaro e la troviamo presente anche nell’ultimo ciclo di opere realizzato per la mostra dal titolo Architetture. Qui l’artista prendendo le mosse dall’osservazione di un lampadario pendente dal soffitto di una navata di una chiesa ha dato vita ad una serie emozionante di lavori in cui è la luce ad ergersi a protagonista. Zuccaro sembra coglierla nel momento in cui essa si libera dalla materia in cui era trattenuta per poi farla espandere a raggiera in tutta la composizione.

Alberto Dambruoso

(Piero Zuccaro Barlumi di Materia, a cura di Alberto Dambruoso, palombi editori, galleria Russo, Roma).