La storia di Piero Zuccaro é già tutta in una sua prima scelta, compiuta alcuni anni fa al tempo della tesi di diploma all’accademia di belle arti. Puntò la sua attenzione, con un gesto subito creativo, su un pittore del silenzio crepitante come Attilio Forgioli, che faceva del sentimento della materia uno dei suoi punti di forza. Con quel legame che andava saldandosi, Zuccaro mostrava una voglia di colore screziato,dolcissimo eppure fortemente malinconico. Il colore della vita, senza inganni e con un trasalimento continuo, un’emozione premente, tutta fremiti. Alcuni piccoli quadri del 1991, che avevano dei fiori quali oggetto privilegiato della visione, stavano aperti come su un balcone pieno di nebbie, di fumi, al centro dei quali si sporgeva, oltre un estremo limite, la matassa dei gialli, dei verdi, dei rossi profondissimi. Quella matassa quasi morlottiana che segnò un breve passaggio nel 1993, con alcune opere sul tema del giardino, dove era un raggrumarsi più profondo della notte, una distanza cosparsa di petali umidi, di sostanza organica.
È stato con il 1994 che Zuccaro ha dato il via al suo cammino più vero, con certi dipinti dove la luce entrava forte dentro l’ombra, ne soffocava quasi il gorgoglio, creando così una pressione, uno scoscendimento e risultandone quell’esplosione tutta vibrata che d’ora in avanti sarà la caratteristica fondante di questa pittura. Dove la forma emerge per il contrasto tra un pieno e un vuoto, tra il pieno del colore e il vuoto della materia, oppure al contrario tra il vuoto del colore e il pieno della materia. Non c’è mai sospensione, mai l’attimo della pausa, perché la pittura si dà come un accadimento continuo, una luce assoluta del mare che tracima e noi vediamo una contaminazione, un azzurro infinito però attraversato dalla porosità dei riflessi. Lo specchio di Zuccaro rimanda l’immagine di quanto è memoria privata ma anche incrostazione del tempo, destino, memoria di un tempo fondo, ammaliante.
Marco Goldin
( In Sulla Pittura — Artisti Italiani sotto i quarant’ anni, 1999/2000 — Linea d’ombra libri)